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Nuovo round dazi Usa salva vino italiano
L’Italia è tornata a essere il primo Paese fornitore, con un valore delle vendite nel primo semestre di quest’anno fissato a quasi 1 miliardo di dollari, in crescita sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019
Roma- “Ancora una volta l’Italia del vino rimane fuori dalla disputa commerciale Airbus. Non ci sarà alcun dazio aggiuntivo negli Stati Uniti sui vini del nostro Paese, almeno per questo nuovo round. Nell’esprimere soddisfazione e gratitudine per quanto fatto in Italia e negli Usa a vari livelli dal settore, dall’indotto e dalle istituzioni, riteniamo questo un successo – fondamentale ma purtroppo non definitivo – della diplomazia in un mercato che vale circa un quarto delle nostre esportazioni di vino nel mondo”. Lo ha detto il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona, a commento della decisione relativa al rinnovo dei dazi imposti dal rappresentante del Commercio americano (Ustr) nell’ambito dell’indagine Airbus.
“Ora - ha aggiunto Abbona - confidiamo che l’azione politico-diplomatica combinata che ha visto protagonisti, tra gli altri, il sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, e l’Ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, e oltre 27mila commenti anti-dazi pervenuti dai Paesi interessati agli uffici del Commercio americano, si concentri sull’indagine Usa relativa alla cosiddetta digital tax approvata l’anno scorso dal Governo italiano. L’obiettivo è scongiurare ancora una volta una ritorsione commerciale che si rivelerebbe perdente per l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti. Per questo servirà intensificare il dialogo incoraggiando, anche in sede europea e internazionale, un percorso di cooperazione con gli Stati Uniti sui due fronti aperti. Dobbiamo assolutamente - ha concluso il presidente Uiv - evitare che il vino possa divenire nuovamente bersaglio di dispute alle quali è completamente estraneo”.
Secondo le elaborazioni su base dogane dell’Osservatorio del Vino di Uiv, gli Stati Uniti rappresentano il primo buyer di vino al mondo e l’Italia è tornata a essere il primo Paese fornitore, con un valore delle vendite nel primo semestre di quest’anno fissato a quasi 1 miliardo di dollari, in crescita sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019. La Francia, colpita dai dazi aggiuntivi e principale competitor oltreoceano, nello stesso periodo ha registrato una perdita a valore del 25,3%; anche la Spagna ha pagato dazio alle ritorsioni commerciali accusando un -12,3%. Tra i vini made in Italy, il cui risultato è ancor più significativo se si considera anche il calo complessivo delle importazioni di vino negli Usa (-10%, a 2,8 miliardi di dollari), gli spumanti (+4,7%) fanno meglio a valore rispetto ai fermi imbottigliati (+1,3%), che rimangono la tipologia più venduta con un controvalore di 742 milioni di dollari. In forte difficoltà invece i fermi imbottigliati francesi che, vittime dei dazi aggiuntivi, chiudono il semestre a -37%.
Cia, anche pasta e olio italiani indenni da revisione. Resta stangata formaggi
L'Italia tira un sospiro di sollievo per la decisione del presidente Trump di non penalizzare prodotti italiani nella revisione delle liste di merci Ue colpite dai dazi Usa. Si salvano dalle tariffe, oltre al vino, olio e pasta, che nelle scorse settimane avevano tremato. Cia-Agricoltori Italiani ritiene indispensabile continuare l'azione politico-diplomatica che ha portato all'esito positivo odierno e chiede nuove soluzioni negoziali che azzerino la stangata ancora in vigore (+25%) imposta su formaggi, salumi e liquori italiani.
“Serve lavorare a livello europeo –spiega il presidente Cia, Dino Scanavino- per salvaguardare il nostro sistema agroalimentare, che soffre a causa delle conseguenze della pandemia. La contrazione dei consumi interni di Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola è stato, infatti, un ulteriore colpo per queste eccellenze italiane, già vittime della politica protezionistica Usa nel 18 ottobre 2019”.
Prima dell’introduzioni del dazio, l'annata era stato caratterizzata da un boom di vendite tricolori negli Usa, con 3,9 miliardi di euro e un aumento del 12%, molto maggiore degli altri mercati Ue (media del +2%). Nel 2019 l'Italia ha spedito 4,2 miliardi di euro sul mercato statunitense e il 10% delle esportazioni agroalimentari italiane sono approdate sulle tavole dei consumatori a stelle e strisce.
“Cia è preoccupata anche per i nuovi dazi annunciati su prodotti della Francia e della Germania –conclude Scanavino-, che non potranno non avere ripercussioni per il nostro Paese: la chiusura dello sbocco Usa per quelle merci creerà necessariamente una sovraofferta nel mercato interno. Restiamo, comunque, fiduciosi che il lavoro negoziale del Commissario Hogan con l'amministrazione Usa possa risolvere una volta per tutte questa lunga guerra commerciale, anche in vista dell'atteso verdetto dell'arbitrato Wto sulla controversia Boeing, che dovrebbe risolversi in modo positivo per l'Europa".