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Olio: i consumi crescono senza tutela

Le stime effettuate dal Consiglio Oleicolo Internazionale per la campagna 2011/2012, indicano una produzione mondiale pari a circa 3,1 milioni di tonnellate, con un aumento rispetto all’annata precedente intorno al 3%.


Circa i tre quarti della produzione si concentrano nell’Unione europea che registra un livello produttivo di circa 2,18 milioni di tonnellate. Crescono anche i consumi mondiali che si attestano a 3,078 milioni di tonnellate con un incremento, rispetto alla campagna precedente del 3,2%.
Le aree di consumo più importanti si confermano l’Unione Europea e gli Stati Uniti, rispettivamente con una quota del 61% e del 9% del totale. Per l’Unione Europea si registra un incremento del 2% rispetto alla campagna precedente, mentre per gli Stati Uniti si evidenzia un andamento sostanzialmente stabile. Sono i dati del rapporto Unaprol presentati al Sol di Verona durante l’incontro La filiera olivicola italiana incontra il mercato.

Dal rapporto emerge che l’Unione Europea si attesta su un livello di consumi pari a circa 1,89milioni di tonnellate, risultando determinante per la crescita della domanda mondiale.
Passando ad analizzare gli Stati Uniti, si evidenzia un livello atteso dei consumi pari a circa 277 mila tonnellate, con un leggero incremento rispetto alla campagna precedente.
Tra gli altri Paesi non produttori con un mercato significativo, si segnalano il Canada e il Giappone per i quali si registra un consolidamento della domanda di olio di oliva proveniente dal nostro Paese.

“Ma serve più tutela per il nostro vero prodotto I.O.O.% di alta qualità italiana – afferma il presidente Massimo Gargano che denuncia l’impiego di fondi dei contribuenti italiani per promuovere miscele di oli comunitari ed extra comunitari sui paesi extra UE”.
Un nuovo caso tipo Simest? “Per questo abbiamo già trasformato in Disegno di Legge la proposta sulle nuove norme in materia di tracciabilità e qualità dell’olio extra vergine di oliva di Coldiretti, fondazione Symbola e Unaprol. Riferisce la senatrice Colomba Mongiello (PD) che aggiunge non dobbiamo copiare modelli alimentari che non ci appartengono ma salvaguardare il reddito delle imprese che lavorano.
E nell’olio le imprese scommettono anche in percorsi alternativi. Negli ultimi anni l’olivicoltura biologica, in particolare quella da olio, ha avuto un notevole sviluppo sia per numero di operatori e di aziende, sia per l’incremento delle superfici investite, Secondo gli ultimi dati elaborati dal Sinab (Sistema d’informazione Nazionale sull’Agricoltura biologica) relativi al 2010, il 13% delle superfici investite a biologico sono appannaggio dell’olivicoltura con 140.748 ha, di cui 44.171 in conversione.

Nel 2011, attraverso il canale della GDO sono stati venduti circa 216 milioni di litri di olio, di cui il 72% (157 milioni) sono rappresentati da extravergine. Seguono per importanza l’olio di oliva con il 14% e il 100% italiano con l’11%. Ma è lo scaffale che non aiuta a distinguere la vera qualità italiana. “Ci auguriamo ha riferito Paolo Scarpa Bonazza Buora (PDL), presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama di approvare in sede referente e anche deliberante il disegno di legge prima dell’estate. Del resto - ha poi concluso – l’olio è un prodotto che unisce e che trova ampio consenso da parte di tutte le forze politiche”.

in data:26/03/2012

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