Agronews
Pasta, ritorno alla normalità per la filiera del grano duro
Presentati i dati dell’istituto Areté al Durum Days. Migliora la disponibilità di frumento duro sia a livello nazionale, con una produzione attesa in aumento del 9%, che a livello mondiale, con scorte in recupero (+10%)
Roma- Nel primo trimestre 2021 i consumi di pasta hanno registrato un -15,1% rispetto all’analogo periodo del 2020. La stima per il 2021 è di un -3,4% rispetto al 2020, che porterà i livelli di consumi a quelli registrati nel 2019 (si stima un +1%). Nel 2021 è atteso un ritorno ai livelli pre-pandemia, con una produzione dell’1% superiore a quella del 2019. È il quadro che è emerso dal Durum Days 2021, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna e che anche quest’anno si è svolto in via telematica con la partecipazione di Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, la partnership tecnica di Areté, la collaborazione del Crea e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta-PSB.
È stato presentato per l’occasione uno studio, elaborato dall’istituto di ricerca Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, dal quale sono emersi questi numeri chiave: nel 2020 la filiera italiana ha prodotto l’11% di pasta in più rispetto al 2019, nonostante il prolungato blocco del settore ho.re.ca, con picchi di crescita superiori al 40% in alcuni periodi dell’anno. Rispetto alle scelte di acquisto dei consumatori, prosegue l’attenzione verso prodotti di qualità e per la pasta 100% made in Italy, un trend che sta determinando una crescita della quota di mercato dei piccoli brand di nicchia.
Passando al mercato, nel 2021 la produzione di grano duro è stimata in crescita sia a livello nazionale (+9%) che a livello mondiale (+6%), anche in virtù dell’aumento delle superfici delle aree seminate (+4%). Si inverte finalmente anche il trend delle scorte finali (+10%), dopo ben tre campagne in cui risultavano in calo. L’aumento della disponibilità di prodotto e la crescita delle scorte contribuiscono a un graduale contenimento dei prezzi, che risultano in calo. Se i prezzi del grano duro avevano infatti raggiunto picchi superiori ai 300 euro a tonnellate nel 2020, sono poi calati gradualmente nel 2021 per tornare sugli stessi livelli del maggio 2019 (290 euro/ton).