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Quote latte: Lombardia, Piemonte e Veneto temono un default finanziario
Le tre Regioni del Nord, in una lettera indirizzata al ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, chiedono di considerare l'opportunità di reintrodurre la deroga ai super-prelievi per consentire la sopravvivenza aziende
Roma- Lombardia, Piemonte e Veneto, le tre Regioni del Nord ad indirizzo lattiero, si associano all'allarme del presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi, e scrivono al ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, e all'assessore della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, coordinatore della Commissione Politiche agricole, per difendere la filiera del latte da un possibile default sul piano economico-finanziario. Nel dettaglio le Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto chiedono al ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, di considerare concretamente ed in tempi rapidi l'opportunità di reintrodurre la deroga di cui alla legge 166/2009, fino alla fine del regime delle quote, previsto per il 31 marzo 2015, in modo da bilanciare l'esigenza da parte dell'Unione europea di applicare pienamente le disposizioni sulle quote latte e contemporaneamente di non compromettere i bilanci delle imprese agricole ad indirizzo lattiero evitando così di esporle al concreto rischio di una definitiva chiusura, con un rimbalzo negativo esteso a tutto l'indotto.
La situazione di incertezza trae origine dal decadimento della deroga introdotta dalla legge 166/2009, che consentiva una diminuzione della trattenuta sul latte fuori quota e che oggi, invece, obbliga quelle stalle che eccedono il monte produttivo autorizzato a subire una trattenuta di 278,30 euro alla tonnellata. Una cifra che - a fronte di un prezzo del latte fissato in 420 euro alla tonnellata - lascerebbe alle imprese zootecniche appena 141,50 euro per tonnellata di latte, esponendole a un grave pericolo di chiusura dell'attività per mancanza di liquidità. Volendo stimare l'impatto sulle 650 aziende più interessate, si può ipotizzare una sottrazione di liquidità di circa 50 milioni di euro che, visti i dati dei primi tre mesi della campagna 2013/2014, verrebbero comunque restituiti in quanto è altamente probabile il non superamento del quantitativo nazionale garantito. "Non parliamo di colpi di spugna, nel rispetto di quanti fino ad ora hanno rispettato le regole - dichiara l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava - ma riteniamo che la priorità sia la sopravvivenza delle stalle lombarde e italiane, tenuto conto che la domanda di latte è in crescita e che, con un crescente fabbisogno di prodotto a livello mondiale, le opportunità di export (in particolare verso la Cina dove la domanda è cresciuta dell'89,5% rispetto al 2012) per il sistema lattiero caseario italiano siano quanto mai concrete".