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Quote latte: la riscossione delle multe procede a passo di lumaca
La Commissione europea, nella relazione annuale, bacchetta l’Italia sulla lentezza dei procedimenti amministrativi
Roma – Sulle quota latte italiane c’è sempre qualcosa che non funziona. Questa volta a finire sul banco degli imputati è il sistema dei rimborsi dei prelievi introdotto dall'Italia nel 2009 con Luca Zaia. A segnalare il problema è la Commissione Ue che ha pubblicato la relazione annuale sulle quote latte. L’analisi evidenzia in particolare che la rateizzazione fatta da Gianni Alemanno, sebbene con qualche lentezza procede, mentre il rimborso attivato da Zaia non è positivo.
Nello specifico si fa presente che hanno optato per tale sistema 332 debitori (per un totale di 90,5 milioni di euro) a fronte di 1.774 debitori che non vi hanno aderito (per un totale di 535 milioni di euro). L’esecutivo europeo, inoltre, si rammarica "enormemente" per la lentezza della riscossione delle multe sulle quote latte non coperte dal meccanismo di rateizzazione. E ritiene "insufficienti" le informazioni comunicate dalle autorità italiane.
I motivi di tali lungaggini vengono attribuite, in relazione alla valutazione della situazione comunicata dall'Italia in merito al recupero del prelievo supplementare dovuto dai produttori per i periodi 1995-96 e 2001-2002, ai procedimenti giudiziari da una parte, e dall'altra alla durata della procedura di riscossione degli importi al termine dell'iter giudiziario. Se la relazione italiana sulla settima rata non contiene alcuna informazione in merito, Bruxelles fa notare che fino al 2010 sono stati riscossi - al termine delle cause vinte - solo 6,8 milioni di euro. E per quanto riguarda gli importi non contestati - e quindi esigibili - fino al 2010 non erano stati recuperati circa 18 dei 66 milioni dovuti.
La dura relazione della Commissione sottolinea inoltre che nonostante i progressi compiuti dalle autorità italiane nel recupero degli importi dovuti dai produttori che hanno scelto di partecipare al regime di pagamento rateizzato, (approvato dal Consiglio nel 2003), dimostrano "una gestione relativamente adeguata". E’ stato inoltre segnalato che la puntualita' dei pagamenti della settima rata riguarda il 90,5% dei casi, cioe' la percentuale piu' bassa registrata per le sette rate (i pagamenti effettuati entro i termini per la prima, seconda, terza, quarta, quinta e sesta rata erano pari rispettivamente al 99,6 per cento, 97,9 per cento, 99,5 per cento, 99,7 per cento, 96,4 per cento e 96,2 per cento degli importi dovuti).
Nel documento si fa presente infine che Bruxelles lamenta di non essere in grado - in mancanza di indicazioni relative agli importi effettivamente recuperati dai produttori - di valutare ne' la diligenza delle autorita' italiane, ne' i progressi compiuti nella riscossione del corrispondente prelievo. Per questo – viene concluso – che si ritiene "indispensabile" che le future relazioni delle autorita' italiane contengano informazioni "sufficientemente particolareggiate su questo tipo di riscossione".
In relazione agli importi del prelievo non coperti dal regime di pagamento rateizzato, che sono oggetto di un'azione legale davanti alle giurisdizioni italiane, la Commissione ribadisce invece che ha gia' espresso, nelle sue relazioni di valutazione presentate al Consiglio nel 2010 e nel 2011, la propria "insoddisfazione di fronte all'estrema lentezza dei progressi compiuti nella riscossione dei prelievi legati alle quote latte e sostiene che le attuali modalita' di recupero dei prelievi andrebbero nettamente migliorate".