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Record negativo per la vendemmia
Ismea e Unione Italiana Vini stimano un calo dell’8% e un volume sotto i 40 milioni di hl. Siccità e caldo i responsabili della diminuzione produttiva
Roma – Stime negative confermate per la nuova vendemmia in Italia. Gli ultimi, in ordine di tempo, a segnalare un possibile trend non proprio positivo, dopo Assoenologi, sono Ismea e Unione Italiana Vini. Il meno 8% rispetto a un 2011 che aveva già trascinato ai minimi storici la produzione vinicola nazionale, porterebbe il dato di quest’anno sotto la soglia dei 40 milioni di ettolitri. In particolare i due organismi evidenziano che la causa principale della riduzione non è stata quest’anno di natura strutturale, legata cioè alle estirpazioni con premio, ad abbandoni o ad altre misure dell’Ocm, quali la vendemmia verde. Siccità e caldo – si precisa però, sono i veri responsabili della scarsità di vino nelle cantine italiane. Con un calendario tornato alla normalità, anche se non sono mancati gli anticipi sicuramente meno significativi rispetto allo scorso anno.
Le riduzioni sono accentuate nelle regioni del Nord–Est in particolare, con il Friuli che arriva a -21%, il Veneto a -12%, mentre Trentino Alto Adige e Emilia Romagna registrano un calo del 10%. Anche per il Nord-Ovest, nelle principali regioni produttrici Piemonte e Lombardia, si stima una significativa riduzione, rispettivamente del - 8 e -15%.
Situazioni alterne nel Centro dove al -10% della Toscana e al -20% dell’Umbria si affiancano produzioni in linea con quelle delle scorso anno sia per Marche e Abruzzo, mentre solo una lieve flessione è attesa per il Lazio. Da considerare comunque che l’essere sostanzialmente in linea con il 2011 non fa del 2012 un anno abbondante, anzi.
Al Sud, invece, al deciso ridimensionamento della Puglia (-15%), si affianca la ripresa produttiva della Campania e soprattutto della Sicilia. Nell’isola è stato soprattutto il minor ricorso alla vendemmia verde a portare su terreno positivo le lancette delle stime vendemmiali.
Stime che, ormai archiviate le perdite, a volte anche significative, sulle uve precoci, potrebbero ancora essere influenzate dagli eventi atmosferici. Le piogge di inizio settembre, infatti, hanno ridato un po’ di speranza ai produttori di uve più tardive soprattutto rosse. Ma le cose potrebbero cambiare in peggio se le precipitazioni saranno abbondanti e soprattutto a ridosso della vendemmia.
Intanto, però, grazie, alla ridotta presenza di fitopatie, la qualità delle uve si prospetta dal buono all’ottimo con un grado zuccherino superiore alla media.
Bisognerà a questo punto vedere come reagirà il mercato visto che la vendemmia non si presenta scarsa solo in Italia. Dopo la flessione produttiva registrata durante la primavera nell’Emisfero Sud, infatti, anche le cantine del Vecchio Continente potrebbero essere tutt’altro che piene.
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