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Via dagli scaffali italiani e spagnoli ravioli e tortellini di manzo Buitoni
La decisione del gruppo Nestlè è stata adottata dopo che sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all'1%
Roma - Via dagli scaffali italiani e spagnoli ravioli e tortellini di manzo Buitoni, gruppo alimentare che fa capo alla Nestlè. La misura è stata adottata dopo che sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all'1%. Informate le autorita' dell'esito degli esami. Nestlè ha in ogni caso dato assicurazioni di salvaguardia alimentare al consumatore dopo aver informato le autorita' dell'esito degli esami. I prodotti ritirati saranno sostituiti con altri ''che i test confermeranno essere al 100% di manzo'' aggiunge Nestle' in una nota, nella quale precisa che sono state sospese ''tutte le consegne di prodotti finiti con manzo della tedesca H. J. Schypke, societa' che lavora per uno dei nostri fornitori''. ''Stiamo rafforzando i controlli di qualita' con nuovi test. Assicurare la qualita' e la sicurezza dei nostri prodotti e' stata sempre una priorita' per Nestle'. Ci scusiamo con i consumatori e assicuriamo che le azioni prese per far fronte a questo problema si tradurranno in piu' alti standard e in una rafforzata tracciabilita''' aggiunge Nestle', precisando che saranno ritirate dalla vendita anche le 'Lasagnes a la Bolognaise Gourmandes' prodotte in Francia.
Inevitabilmente il provvedimento continua ad alimentare un forte dibattito all’interno dei Paesi europei dopo la decisione dell’Ue di attivare il test sulla carne di manzo e al quale ha manifestato contrarietà l’Italia.
La posizione delle organizzazioni agricole
“La carne equina non fa male, anzi fa bene e viene consigliata in alcune patologie perché ricca di ferro. Ma i consumatori hanno diritto di sapere cosa consumano e se risponde ai loro desideri e necessità. Se si dichiara in etichetta che è carne di manzo ed invece è equina è una frode in commercio”. A sottolinearlo è il presidente di Confagricoltura Mario Guidi in relazione alle notizie sui prodotti trasformati (dalle lasagne ai tortellini) in cui si è riscontrata carne di cavallo invece di quella bovina indicata in etichetta.
“Il fatto che le frodi vengano scoperte vuol dire che il sistema dei controlli europei funziona a dovere – osserva Guidi -. C’è un monitoraggio costante di quanto viene immesso in vendita, controllato lungo tutte le fasi della filiera, produzione-trasformazione-distribuzione. In questo caso l’allarme non sempre è scattato immediatamente perché ci sono stati comportamenti criminali che hanno impedito che ciò accadesse, come le triangolazioni di carne equina tra vari Paesi”.
“Non creiamo nuovi ‘mostri mediatici’, che disaffezionano i consumatori ed anche i buyer, e rischiano di penalizzare i produttori onesti che portano nel mondo il made in Italy di qualità. In questo momento le nostre aziende sono fortemente impegnate nell’export e l’allarmismo le penalizza – mette in guardia il presidente di Confagricoltura - . Non c’è nessun pericolo per la salute umana ed i prodotti in vendita sono sicuri. Sia chiaro che questo non vuol dire che chi ha frodato non debba essere punito, al contrario, occorre essere rigorosi e intransigenti”.
“I consumatori si attendono garanzie immediate sui prodotti alimentari in vendita. Non quello che si dovrà fare, ma quello che si sta facendo. Dobbiamo dire loro – conclude il presidente di Confagricoltura - che il sistema attuale dei controlli degli alimenti è assolutamente affidabile e sta portando risultati concreti. E dobbiamo dire loro che i controlli saranno ancor più intensificati”.
In Italia - dice invece Coldiretti - sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio tal quale o come ingrediente nei prodotti trasformati.
Secondo le analisi della Coldiretti gli italiani sono tra i maggiori consumatori di carne di cavallo in Europa con un quantitativo medio di 1 chilo a testa per un totale di 42,5 milioni di chili. Circa 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo sono stati importati in Italia nel 2012 provenienti - precisa la Coldiretti - per quasi la metà dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna mentre poco piu’ di un milione di chili proviene dalla Romania che sembra essere uno dei principali imputati dell’ “horsegate” che sta sconvolgendo l’Europa.
Secondo la Coldiretti le dimensioni dello scandalo confermano che il piano limitato di controlli con test del Dna approvato dall’Unione Europea è fumo negli occhi dei cittadini se non sarà accompagnato da misure strutturali destinate a durate nel tempo come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i tipi di alimenti, per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.
In Italia - sostiene invece la Coldiretti - lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente, ma lo scandalo ripropone l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione piu’ trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi ad esempio nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo. L’etichetta di origine rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina.
L'Italia, con un provvedimento nazionale che ha reso obbligatorio indicare l'origine in etichetta anche per la carne di pollo, il latte fresco e la passata di pomodoro è in anticipo sull' Europa dove si procede con estrema lentezza. Il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 dopo 46 mesi entrerà in vigore il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Si tratta – conclude la Coldiretti - di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane.
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