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Vinitaly, l'edizione 2019 va oltre il “machismo” fieristico

L'appuntamento numero 53 con il Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati è organizzato in 100mila metri quadrati, ma può contare soprattutto su 4.600 aziende di 35 nazioni

Roma- Non è una semplice espressione di “machismo” fieristico, ma è senza dubbio qualcosa che va ben oltre con un inizio di avventura nel lontano 1967 quando l’evento si svolgeva a Verona nel Palazzo della Gran Guardia con le prime aziende vitivinicole aderenti. Oggi il Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati (7-10 aprile, Veronafiere) , nel ricordare il termine di “machismo” utilizzato dal giornalista del Corriere della Sera Luciano Ferraro nel segnalare l'ampliamento di superficie della fiera a 100mila metri quadrati di esposizione e nell’aprire i lavori di presentazione a Roma della 53ª edizione di Vinitaly, conta  4.600 aziende provenienti da 35 nazioni. Le etichette a catalogo sono oltre 17mila.  In calendario oltre 400 eventi e una geolocalizzazione del quartiere fieristico.

Dal punto di vista dei numeri economici del settore VeronaFiere, in collaborazione con Nomisma Wine Monitor, comunica che l’Italia chiude in positivo l’export: nel 2018, +3,3% (6,149 mld di euro), ma in testa c’è la Francia con 9,334 mld di euro. L’Ue rimane il mercato più importante (13,3 mld di euro) ma in 10 anni cresce solo del 20%. Poi l’area del Nord America, a +65% e 6,95 mld di euro, tallonata dall’Asia. L’Asia Orientale è l’area geopolitica dove l’import di vino è cresciuto di più a valore nell’ultimo decennio: +227% (6,45 mld di euro nel 2018).   Tra i 10 top buyer, Cina e Hong Kong hanno registrato la crescita in valore più accentuata (import da mondo) negli ultimi 5 anni, con un tasso annuo di crescita a +14,9% e +11% - La variazione più bassa del quinquennio è invece quella dei 2 top buyer europei, Uk e Germania, rispettivamente a -2,3% e +1,2%

Nell’Asia Orientale la Francia è leader con quota di mercato al 50% e oltre 3,2 mld di euro. Poi Australia (15,9%), Cile (8,9%) e Italia (6,5%; 5,9% in Cina) Le esportazioni di Bordeaux e Borgogna valgono oltre 1 mld di euro, più del quadruplo rispetto a tutti i rossi italiani. L'Italia è cresciuta meno del mercato in tutti i principali Paesi . Le stime nei prossimi 5 anni premiano invece il Belpaese, in primis in Cina e Corea del Sud. Si sottolinea inoltre che la domanda globale di vino dell’Asia Orientale vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del Nord America (Canada e Usa), a 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227% (12,6% il tasso annuo di crescita): 11 volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana. Veronafiere ha comunicato infine che sta lavorando a una piattaforma di proprietà in Cina.

                                                                                                                                   Gianluca Pacella

in data:28/03/2019

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