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Zucchero, la battaglia si sposta sui silos

L'Unione nazionale degli industriali del settore contesta le richieste della Commissione europea di abbattere gli impianti di stoccaggio

Roma -  I problemi per il settore bieticolo-saccarifero sembrano non terminare. In attesa della tanto agognata erogazione degli aiuti nazionali, il comparto si deve confrontare ora con le ultime decisioni degli uffici della Commissione europea che chiedono alle industrie di abbattere i silos di immagazzinamento dello zucchero. Unionzucchero chiede quindi al ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Saverio Romano di scendere in campo a difesa del legittimo mantenimento dei silos e di negoziare una riforma dell'Ocm zucchero che garantisca le produzioni nazionali. Inoltre L'Unione nazionale fra gli industriali delle zucchero torna a chiedere l'immediata erogazione degli aiuti nazionali e la rapida adozione di uno stabile quadro normativo sulla produzione di energia elettrica da biomasse di fonte agricola, adeguatamente incentivato e tale da consentire la piena realizzazione dei progetti di riconversione programmati da tutte le imprese del settore e dichiarati di "interesse nazionale" dal Comitato Interministeriale ex l.n. 81/2006.

In particolare le ragioni dell'appello di Unionzucchero vengono spiegate e sostenute da un' analisi sul settore. L'industria saccarifera nazionale, negli ultimi cinque anni - si legge in una nota -  ha attuato quanto richiesto dall'Unione europea: ridurre la produzione per concentrarla nei siti più competitivi. In tutta l'UE, dal 2006, sono state chiuse 80 fabbriche e nello stesso periodo, in Italia, le imprese associate a Unionzucchero (Coprob-Italia Zuccheri, Eridania Sadam e SFIR) hanno chiuso 15 fabbriche, rinunciando a oltre i due terzi della quota di produzione nazionale del 2005.

Tutti i lavoratori degli zuccherifici chiusi, fissi e stagionali pari a quasi 5.000 addetti, sono stati - viene proseguito -  tutelati tramite il ricorso agli ammortizzatori sociali ma anche grazie all'impegno finanziario e professionale delle stesse imprese che hanno offerto ulteriori sostegni e incentivi economici a copertura del mancato reddito e hanno ricollocato una gran parte dei lavoratori nell'ambito di nuove attività, all'interno dei medesimi Gruppi industriali.

Le imprese saccarifere - nello smantellare quanto previsto dai Piani di ristrutturazione approvati in base ai Regolamenti Ue - hanno anche provveduto alle bonifiche ambientali in tutti i siti degli zuccherifici chiusi, sotto il continuo controllo dei competenti Enti locali.

Questo complesso e articolato processo è stato condotto sulla base degli accordi sindacali e confrontandosi con gli Enti locali e tutte le Organizzazioni di rappresentanza, oltre che sotto il costante monitoraggio del Comitato Interministeriale e le periodiche ispezioni del Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali.

Ora, al termine della ristrutturazione dell’intero settore, gli Uffici della Commissione europea - che pure avevano asseverato nel 2006 i Piani di ristrutturazione e che avevano già ispezionato i siti nel corso degli smantellamenti senza eccepire nulla - pretendono - incalza  Unionzucchero -  che le industrie abbattano i silos di immagazzinamento dello zucchero.

La richiesta della Commissione europea - viene precisato ancora - è illegittima perché è principalmente infondata nel merito, visto che i silos non sono considerabili "impianti di produzione" e quindi non andavano obbligatoriamente smantellati. A questo si aggiunge che è intempestiva, perché arriva 4 anni dopo l'approvazione dei piani di ristrutturazione, è irrilevante rispetto agli obiettivi della UE, che ha già ampiamente ridotto i propri volumi di produzione, in gran parte proprio grazie alle scelte degli operatori italiani, è ritenuta assolutamente sproporzionata, laddove presuppone una correzione finanziaria a carico dello Stato ben superiore a 100.000.000 €.

E' inoltre considerata dall'Unione degli industriali del tutto irragionevole, vista l'indisponibilità  degli Uffici comunitari ad argomentare la richiesta ed esplorare qualsiasi soluzione alternativa e conciliativa; pericolosa per il sistema di approvvigionamento nazionale, in quanto il venir meno dei silos farebbe svanire una logistica articolata e diffusa e socialmente drammatica, visto che l'abbattimento dei silos (ancora attivi e integrati con gli impianti di confezionamento) porterebbe ad ulteriori perdite di posti di lavoro, fino a 100 / 150 addetti in un settore.

Pertanto - aggiunge ancora Unionzucchero -  tutte le imprese hanno già notificato i ricorsi avverso ogni atto nazionale o comunitario che le costringa ad azioni non dovute e dalle conseguenze economiche e sociali sopra indicate.

Unionzucchero - è precisato -  si aspetta che il ministero - che ha da subito eccepito l'infondatezza delle richieste comunitarie e i cui atti ufficiali, su cui le imprese si sono basate, sono sempre stati coerenti e inequivoci nel disporre il mantenimento di tutti i silos ancora attivi - continui a garantire un'azione incisiva mettendo in campo, a difesa degli interessi nazionali, non solo la professionalità dei propri uffici ma anche il massimo peso politico.

Non sarebbe accettabile un ulteriore sacrificio del settore saccarifero che già è penalizzato dal colpevole e reiterato ritardo nell'erogazione degli aiuti nazionali attesi dal 2009 e 2010.

Confidiamo - viene concluso nella nota -  che l'esecutivo voglia difendere una filiera che ancora garantisce l'approvvigionamento di oltre un terzo dei consumi nazionali di zucchero, prodotto (oltre che da una raffineria di zucchero greggio) da quattro zuccherifici i quali, occupando direttamente duemila addetti, trasformano bietole prodotte in Italia da circa 10.000 aziende agricole su circa 50.000 ettari.

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