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Filiera Corta

  • La birra fa festa. Brindisi amaro in Italia

    In occasione dell'International Beer Day Assobirra tira le somme sul comparto: con un consumo pro capite di solo 14 litri le accise, in dodici anni, segnano un +117%

    07/08/2015 13:01

    Nei 120 giorni della stagione calda (da metà maggio a metà settembre) il consumo medio di birra in Italia- secondo stime di Assobirra- sarà tra i 7,5-8 milioni di ettolitri. Pari al 47% delle vendite annue. Ogni italiano durante l’estate consumerà circa 13,5 litri di birra. In prima fila quella fascia di consumatori (il 10% circa) che preferisce comunque berla esclusivamente d’estate. Parliamo comunque di un consumo moderato, ovvero una bottiglia da 0,33 l. ogni 3 giorni. In armonia, quindi, con i limiti indicati dagli esperti e dal buon senso. Intanto oggi 50 Paesi e oltre 200 città celebreranno l’International Beer Day, ricorrenza che nasce nel 2007 in California e che si celebra il primo venerdì di agosto.

  • Birra: i consumi rimangono “piatti”

    Nonostante una produzione birraria in crescita del +2% rispetto al 2013- segnala Assobirra- il trend economico è in linea con quello degli ultimi dieci anni. Crescono i prodotti più economici

    31/07/2015 16:50

    In Italia il consumo di birra si è attestato su livelli sostanzialmente "piatti", confermando il trend degli ultimi 10 anni, nonostante una produzione birraria in crescita del +2% rispetto al 2013. Bene anche l`export, tornato a crescere del +3,5% ma rimangono alte anche le importazioni. Il settore della birra poi contribuisce per 4 miliardi ma l'elevata tassazione frena la creazione di posti di lavoro. E' quanto emerge dall'Annual Report 2014 di AssoBirra, che evidenzia l'andamento del 2014 nel settore birrario. Nell`ultimo anno, quindi, nonostante la crisi e un contesto fiscale non favorevole, la birra ha visto salire la produzione del 2% rispetto all`anno precedente (per un totale di 13.521.000 ettolitri prodotti), trainata anche dalla buona performance dell`export (+3,5%). Eppure i consumi rimangono "piatti"

  • Ecco la classifica dei prodotti ittici più “magri”

    Stilata da Federcoopesca-Confcooperative una graduatoria specifica per chi segue un regime dietetico a basso contenuto calorico. Tra i consigliati polpo e merluzzo

    19/07/2015 15:17

    Stilata da Federcoopesca-Confcooperative la classifica dei prodotti ittici più “magri”. Una porzione di pesce e una di carne rossa, evidenzia l'associazione, pur avendo lo stesso contenuto di proteine pari a circa il 18% del peso, ha un minor apporto calorico con 230 calorie contro le 640. Viene inoltre sottolineato che i pesci non sono tutti uguali: la percentuale di grassi varia tra le diverse specie dallo 0,5% al 27%. Per chi segue un regime dietetico a basso contenuto calorico, informa Federcoopesca, via libera per acciughe, aragoste, calamari, cozze, gamberi, merluzzi, naselli, polpi, seppie, sogliole, spigole, vongole che hanno meno del 3% di grassi

  • La Pajata romanesca torna sulle tavole degli italiani dopo quattordici anni di attesa

    Autorizzato dall'Europa il regolamento che autorizza nuovamente il consumo di prodotti in precedenza esclusi a causa del rischio della cosiddetta “Mucca Pazza”

    17/07/2015 14:35

    Dopo ben quattordici anni tornano sulle tavole degli italiani, oltre alla Pajata romanesca, anche tutti i salumi che per tradizione sono confezionati con il budello di bovino. E’ arrivato infatti il via libera dall’Europa al regolamento che autorizza nuovamente il consumo di prodotti in precedenza esclusi dal consumo a causa del rischio della cosiddetta “Mucca Pazza”. Dopo lo status sanitario di Paese a rischio trascurabile per BSE, conseguito nel maggio del 2013, l’Italia ottiene oggi un altro importante risultato. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale UE L.188 del 16 luglio 2015 del Regolamento UE 2015/1162 è diventata applicabile la modifica alla lista, votata lo scorso 17 marzo, di porzioni di organi e tessuti considerati materiale animale da eliminare, il cosiddetto Materiale Specifico a Rischio (MSR).

  • Il food vale 223 miliardi

    Il dato economico di consumo è emerso in occasione della presentazione di Host, il salone dell'Hospitaly in programma alla Fiera di Milano. La ristorazione organizzata in Italia vale 10,4 miliardi

    14/07/2015 14:55

    Vale in Italia 223 miliardi il mercato totale dei consumi alimentari food e beverage: i consumi a casa, ovvero quelli venduti tramite Gdo, e del dettaglio tradizionale sono pari a 151 miliardi di euro, mentre la componente dei consumi fuori casa vale 72 miliardi di euro, pari ormai al 32% dei consumi totali. I dati sono stati ufficializzati in occasione dell’edizione di ottobre di Host, il salone dell'Hospitaly in programma alla Fiera di Milano. La ricerca di mercato, effettuata da Tradelab, segnala che l’italiano è il terzo mercato in Europa e ha ancora spazi di crescita legati anche ai cambiamenti socio-demografici: aumento delle famiglie senza figli, dei single, aumento dell'occupazione femminile, nuovi stili di vita che hanno reso i consumi fuori casa non piu' un bene voluttuario ma quasi essenziale, anche perche' legati al bisogno di socialita'. In media si parla di circa 28 uscite al mese (34 volte per i giovani fino a 34 anni, principali fruitori del mercato fuori casa).

  • Mangiare meglio non significa spendere di più

    Fondazione Barilla presenta i nuovi dati sulla validità della Doppia Piramide nutrizionale e ambientale, il modello che mette a confronto la salubrità e la sostenibilità dei diversi alimenti. Paragonati 4 menù settimanali

    10/07/2015 12:01

    Mangiare sostenibile costa di più? A domandarselo è Fondazione Barilla in occasione del World Population Day (11 luglio) presentando i nuovi dati sulla validità della doppia piramide nutrizionale e ambientale, il modello che mette a confronto la salubrità e la sostenibilità dei diversi alimenti. In un momento di crisi- si spiega- è ancora più importante che un modello di alimentazione sostenibile sia anche alla portata di tutti. I dati- dice la Fondazione- dimostrano che mangiare meglio non significa spendere di più, soprattutto in Italia e nei paesi di area mediterranea.

  • Consumi, avanza la psicosi da crimine alimentare

    Il 65% degli italiani- registra un'indagine Coldiretti- sono convinti che la crisi li abbia esposti a dei pericoli di acquisto mettendo a rischio la propria salute. Sotto accusa i prodotti "low cost"

    09/07/2015 17:59

    Il 65 per cento degli italiani ritiene che la crisi abbia fatto aumentare i rischi ed è in allarme per i crimini alimentari. E il 12 per cento- secondo un’ indagine Coldiretti/Ixe’- dichiara di esserne stato vittima. Una paura- sostiene ancora l’organizzazione agricola- confermata purtroppo dalla realtà poiché secondo le elaborazioni Coldiretti dall’inizio della crisi sono aumentate del 183 per cento le frodi alimentari, sulla base dei dati sui sequestri di prodotti adulterati e contraffatti effettuati dai Carabinieri dei Nas nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014.

  • Ancora alto il numero di famiglie che rinuncia al cibo

    La percentutale sui consumi, dopo tre anni di crescita, passa dal 62% al 59%. Continua ad essere in crescita, soprattutto nel Sud Italia, la quota di acquisto presso gli hard discount

    08/07/2015 15:25

    E' ancora alto in Italia il numero di famiglie che rinuncia al cibo. Il dato, anche se in diminuzione dopo tre anni di crescita, passa dal 62% al 59%, soprattutto nel Centro-Nord. Non si riduce la quota di acquisti presso hard discount (13%), che continua a crescere al Sud e nelle Isole (dal 12% al 15%). Il livello di spesa alimentare rimane complessivamente stabile (in media 436,06 euro al mese). In diminuzione la spesa per carne (da 99,64 nel 2013 a 97,20 euro nel 2014), che si accompagna a quella per oli e grassi (da 15,16 a 13,79 euro) e per bevande analcoliche (da 20,61 a 19,66 euro), mentre aumenta la spesa per piatti pronti e altre preparazioni alimentari (da 9,52 a 10,5 euro)

  • Il buon vino si sceglie online: la ricerca della parola chiave è cresciuta del 30 per cento

    Dal 2012 ad oggi il canale di vendita digitale è aumentato del 10% anno su anno. Il “bevitore” seleziona sul web bottiglie di media-alta qualità aumentando la spesa media

    07/07/2015 13:16

    Il canale di vendita del vino, ad esclusione di quelli dell’on-trade (alberghi, ristoranti, bar e servizi simili), ha registrato i maggiori tassi di crescita, superiori al 10%, anno su anno, a partire dal 2012. E in Italia, negli ultimi 5 anni, il volume di ricerche effettuate online di parole inerenti al settore del vino è in costante crescita. In particolare le ricerche nel 2014 sono aumentate di oltre il 30% rispetto al 2010 e in media ogni mese sono effettuate 360.000 ricerche sul vino, provenienti principalmente dalla Toscana, dalla Liguria e dal Veneto. Gran parte di esse sono correlate all’acquisto/vendita online del vino, altre invece alla tipologia di vino, ad esempio bianco o rosso, ed altre fanno riferimento a specifici brand. A segnalarlo è Alkemy, uno dei primi digital enabler italiani.

  • Palermo è la città più cara per il cappuccino. Roma la più economica

    A renderlo noto è la Fipe comparando i prezzi negli esercizi commerciali da città a città. Nei circa 149mila bar italiani registrato un aumento dell’1%, poco al di sopra del tasso di inflazione

    06/07/2015 16:00

    Palermo è la città con il costo medio più alto per il cappuccino. A dimostrarlo sono le ultime rilevazioni della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe). Tabelle alla mano si segnala che nella città siciliana il costo medio è di 1,46 euro contro 1,36 euro di Torino, 1,30 euro di Milano, 1,29 di Napoli e infine 1,03 euro di Roma. La comparazione è stata fatta entrando nel dettaglio dei prezzi negli esercizi commerciali da città a città dove in media una tazzina di caffè al bar costa 0,94 euro, un cappuccino 1,27 euro e un panino circa 3 euro. Si spiega inoltre che limitandosi ai prezzi praticati dai pubblici esercizi delle principali metropoli si scopre, ad esempio, che a Torino un caffè si paga 1,04 euro, a Roma 0,84 euro, a Milano 0,98 euro, a Palermo 0,91 euro e Napoli 0,87 euro.

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